Storia
Il Karate-Do (letteralmente “via della mano vuota”) nasce nell’isola giapponese di Okinawa presumibilmente a metà del 1800, fondendo un metodo di difesa a mano vuota, chiamato te, con tecniche di combattimento importate dalla vicina Cina, il kempo.
Vietato nei primi decenni del suo sviluppo, viene successivamente autorizzato come metodo di difesa dal governo Giapponese e, a seguito di una dimostrazione svolta a Tokyo da parte del M° Funakoshi e dei suoi allievi, diffuso in tutto l’arcipelago.
A partire dagli anni 50 del secolo scorso i più blasonati maestri giapponesi, ormai coordinati in seno alla Japan Karate Association, iniziano a esportare l’arte marziale in giro per il mondo, stabilendosi nei vari continenti e contribuendo alla nascita di un movimento sempre più grande e, a breve, anche sempre più frazionato in diverse organizzazioni.
Oggi il karate risulta essere l’arte marziale più diffusa al mondo con circa 23 milioni di praticanti, divisi nei vari stili esistenti, i cui principali sono Shotokan, Shito, Wado e Goju, ciascuno caratterizzato da differenti interpretazione di tecniche e movimenti ma, in definitiva, tutti tendenti all’efficacia della tecnica per la difesa personale.